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Miglior investimento 2023

23. Febbraio, 2023

Quali sono e come scegliere i migliori investimenti da fare nel 2023

Lo scenario con cui si apre il 2023 appare quanto mai incerto agli occhi di un investitore alla ricerca del miglior investimento. 5 fattori economici, in particolare, risultano imprevedibili sia se li consideriamo singolarmente, sia se proviamo a immaginare come si combineranno tra di loro:

  • alta inflazione
  • rialzo dei tassi da parte delle banche centrali
  • guerra in Ucraina a seguito dell’invasione russa
  • crisi energetica
  • pandemia da Covid-19

Incertezze a livello globale

Come sa chi cerca dove fare i migliori investimenti, vista l’alta interconnessione tra le economie mondiali ognuno di questi fattori, indipendentemente da dove si manifesti, ha conseguenze a livello globale. Così è accaduto nel 2022: le ricette della FED per combattere l’inflazione negli USA, dovuta al surriscaldamento dell’economia interna nella fase post-covid, sono state adottate pari pari dalla BCE, sebbene in Europa l’origine dell’inflazione fossero le materie prime in particolare quelle energetiche (agflazione). Questo, anche nell’ottica di mantenere più stabile possibile il rapporto euro/dollaro, ribaltatosi per alcune settimane nell’Autunno 2022. Analogamente, i lockdown e le chiusure delle fabbriche in varie zone della Cina hanno contribuito ad abbassare il prezzo del petrolio, rendendo meno drammatica la situazione energetica nelle altre aree del mondo.

Azioni e obbligazioni sotto pressione

La serie di rialzi dei tassi in corso da parte delle banche centrali, che sembrano più navigare a vista che aver tracciato una rotta per arrivare a destinazione, continuerà a deprimere sia il mercato obbligazionario sia quello azionario. Obbligazioni e azioni, quindi, non sembrano poter rappresentare il miglior investimento 2023. Sebbene per le prime i rendimenti medi stiano tornando a essere interessanti per i cassettisti (investitori a lungo termine), anche se nettamente inferiori al tasso di inflazione, il mercato azionario subisce sia la ridotta liquidità sia le prospettive di recessione previste a livello globale. In questo quadro, le grandi società tecnologiche – ai loro massimi negli anni della pandemia – sembrano essere entrate in una nuova fase critica, scandita da continui annunci di licenziamenti di massa.

Il nuovo corso delle materie prime

L’investimento in materie prime si è rivelato il miglior investimento (in ottica speculativa) a cavallo tra il 2021 e il 2022. Da allora il vento sembra essere cambiato per tutti questi asset: metalli, agricoli e soprattutto energetici dopo aver raggiunto i loro massimi hanno iniziato una fase fortemente ribassista. Basti pensare al gas che dopo aver superato i 300 euro al megawattora ad Agosto 2022 ha concluso l’anno abbondantemente sotto quota 100 euro al megawattora, raggiungendo persino valori inferiori al pre-invasione russa dell’Ucraina.

Crollo delle criptovalute

Dopo anni di rialzi (e volatilità) da record, favoriti dalla liquidità delle politiche espansive perpetuate dalle banche centrali, le criptovalute si sono rivelate per quello che sono: un asset fortemente speculativo privo di un sottostante (valore intrinseco), il cui prezzo di mercato è dettato solo dal rapporto tra domanda e offerta, con tutte le distorsioni che ne possano derivare. Per questa ragione in pochi anni è passato da essere il miglior investimento, in termini speculativi, a essere il peggiore in assoluto. Basti pensare al valore del Bitcoin (la criptovaluta più famosa e scambiata) che in questo inizio di 2023 sembra destinato a stabilizzarsi intorno a un quarto circa (-75%) dei massimi raggiunti nell’autunno 2021 (oltre i 66.000 dollari). Di certo non hanno aiutato la serie di fallimenti di crypto-exchange come FTX e BlockFI che, rivelando pratiche tutt’altro che trasparenti e legali, hanno fatto crollare la fiducia degli investitori più speculativi.

Il ritorno all’economia reale come ago della bussola

In uno scenario così delineato, in cui la finanza non sembra offrire appigli e soluzioni, all’investitore alla ricerca del miglior investimento non resta che tornare a guardare l’economia reale, aspetto passato in secondo piano negli anni della turbo-finanza. La prima evidenza è data dalle migliori prospettive dell’economia statunitense che, nonostante forti rialzi dei tassi, continua a correre. Basti pensare che il tasso di disoccupazione negli Stati Uniti è sceso al 3,5% sul finire dell’anno scorso con una creazione di posti di lavoro decisamente sopra le aspettative. La situazione statunitense è certamente più rosea rispetto all’Europa, alle prese con la sua peggior crisi energetica e a spaccature interne su come gestirla. Ancora peggiore la situazione in Cina, che dopo aver registrato la sua peggior crescita del PIL (per la prima volta sotto il 3%) si trova a gestire il difficile passaggio tra la politica del “covid zero” agli allentamenti delle restrizioni, ma con una popolazione scarsamente vaccinata, soprattutto tra gli anziani.

Gli immobili a reddito negli USA come bene rifugio, protezione dall’inflazione e fonte di rendimenti

Il settore immobiliare statunitense, per via della dinamicità dell’economia appena vista, risulta particolarmente attraente per un investitore che cerchi il miglior investimento per tutelare il proprio patrimonio e non solo. Questo anche perché il calo di compravendite (-30% in un anno) dovuto in gran parte ai mutui per la prima casa, arrivati a tassi mai visti prima, ha stabilizzato i prezzi di acquisto.

Per prima cosa si tratta di un investimento difensivo in dollari, valuta che ha dimostrato tutta la sua forza e con cui sono quotati i principali asset del mondo.

In secondo luogo, la struttura del mercato immobiliare statunitense (la maggior parte dei cittadini, in particolare chi è in età lavorativa, non possiede la casa in cui vive) rende le rendite per chi affitta un immobile di proprietà molto convenienti. Attualmente i valori del sotto-segmento degli immobili a reddito rientrano tra il 5% e il 10% e questo protegge in larga parte o completamente dall’inflazione prevista per tutto il 2023.

In terzo luogo, in un’ottica a medio-lungo termine, si tratta di un investimento ad alto rendimento in grado di battere l’inflazione. Nel caso previsto dalle banche centrali che l’inflazione scenda e torni sotto controllo negli anni a venire, le rendite appena viste ricompenseranno abbondantemente l’investitore, anno dopo anno. Nel meno probabile caso in cui l’inflazione continui a correre, il valore degli immobili continuerà a crescere di conseguenza, ricompensando l’investitore al momento della vendita.

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