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Investire durante una crisi geopolitica

24. Marzo, 2022

 

Le recenti tensioni tra Russia e Ucraina, che hanno preso i contorni di una guerra, ci permettono di fare alcune riflessioni su quali dovrebbero essere le caratteristiche di un investimento “a prova di crisi geopolitica”

Augurandoci una rapida e diplomatica risoluzione della guerra tra Russia e Ucraina, viste le terribili conseguenze umanitarie che ha già portato, affrontiamo in questo articolo la questione dal punto di vista economico. Lo facciamo pensando a quanti, in una situazione critica di tale portata, desiderano mettere al riparo il frutto del proprio lavoro, del proprio risparmio e dei propri investimenti per assicurare a sé e ai propri cari tranquillità e benessere.

Le 5 principali caratteristiche di un investimento “a prova di crisi geopolitica

Quali sono dunque le caratteristiche del miglior investimento in questo genere di contesti?
Quale allocazione di risorse, anche in un momento così delicato, può offrire stabilità e serenità?
Come minimizzare rischi e volatilità e, al tempo stesso, massimizzare stabilità e rendimenti?

Volatilità ridotta

Dopo un euforico rally generale che per alcuni paesi è durato anche 18 mesi, quasi tutti gli indici nazionali da inizio anno sono fortemente negativi. Lo sono avendo bruciato buona parte di quanto guadagnato nell’ultimo anno e mezzo. Basta pensare che dal 1 gennaio 2022 l’indice FTSE MIB italiano ha perso oltre il 5.5%, il DAX 40 tedesco oltre il 17%, l’FTSE 100 britannico oltre il 5% e, anche oltreoceano le cose non vanno meglio con il Dow Jones che perde oltre il 7%, lo S&P 500 oltre il 9% e il NASDAQ addirittura quasi il 15%.

Di certo, un investimento “a prova di crisi geopolitica” deve avere una minore volatilità, che in situazioni così particolari può mandare in fumo la redditività dell’investimento stesso.

Ridotta sensibilità all’effetto contagio

Analizzando i dati presentati al punto precedente appare evidente che nessun indice e nessun investimento di tipo finanziario siano immuni all’effetto contagio e al c.d. panic selling che conflitti e crisi diplomatiche generano. Neppure obbligazioni e oro tradizionalmente più stabili, tutelano l’investitore. E, nonostante qualcuno inizi a considerarle nuovi “beni rifugio”, le criptovalute sono soggette a una volatilità superiore ai principali indici.

Anche la cosiddetta economia reale risulta molto più sensibile e interconnessa di quanto si possa immaginare, tant’è che le stime di crescita del PIL 2022 sono state recentemente tagliate sia in Europa, che della guerra risente anche dal punto di vista energetico per via della sua dipendenza dal gas russo, sia negli Stati Uniti sia in molte economie emergenti.

Un investimento in grado di tutelare l’investitore dalle conseguenze di crisi diplomatiche e conflitti bellici deve offrire, quindi, una maggiore resistenza a questo genere di contagi.

Esistenza di un sottostante e legame al suo valore intrinseco

Come sanno la maggior parte degli investitori, il valore di un’azione (la considerazione può essere estesa anche a obbligazioni e materie prime) riflette molto più le aspettative speculative che il valore reale dell’azienda, il suo conto economico e il suo stato patrimoniale. È per questo che un’azienda come Tesla è arrivata a un valore globale di un trilione di dollari, pur non rilasciando dividendi.

In questo gioco di aspettative future e speculazione, ogni dichiarazione di guerra e ogni bomba esplosa gettano i mercati in panico e determinano vendite a pioggia. Più che perché si prevede che quell’azienda potrebbe andare in difficoltà, si vende perché ci si aspetta che altri investitori, sentita la notizia, venderanno a loro volta, determinando una flessione del prezzo.

Se questo è ciò che accade di norma sui mercati finanziari, questo non accade in mercati come quello immobiliare in cui – salvo bolle – il valore di mercato di un immobile, riflette molto di più il suo “valore intrinseco”, quello del suo sottostante in mattoni.

Il miglior investimento per affrontare una fase così delicata dovrebbe avere, quindi, un sottostante con un valore quanto più “intrinseco” possibile.

Redditività e valore reale

Come sa chi investe direttamente in azioni, non attraverso fondi comuni o ETF, periodicamente alcune aziende staccano delle cedole. Si tratta, solitamente, di una percentuale minima – nella maggior parte dei casi, meno dell’1% annuo – rispetto al valore dell’azione che, a seguito dello stacco della cedola, “perde” quello stesso valore. Come evidente, non sono le cedole a motivare le scelte degli investitori, bensì la possibilità/probabilità che l’azione si apprezzi nel breve-medio periodo. Ed è altrettanto evidente che, visti i bassi costi di entrata/uscita e visto lo scarso premio per la loro fedeltà, gli investitori raramente acquistano azioni allo scopo di tenerle a lungo (cassettisti) mentre è più facile che si comportino da “speculatori”.

Anche questo rende difficile stabilire il “valore intrinseco” di un’azienda, quindi, di un’azione. Al contrario, per investimenti alternativi, come immobili già affittati, conoscendo a quanto ammonta il contratto di affitto annuale è più semplice stabilire un “valore reale”, ovvero quanto sarebbe disposto a spendere un investitore medio per acquisire quella rendita.

Maggiore è la rendita di un investimento, più il suo valore risulta resistente a fenomeni speculatori.

Valuta rifugio

A causa della forte immissione di liquidità perpetuata per anni dalle principali Banche Centrali, non esistono beni rifugio che si comportino come tali. Basti pensare che persino l’oro ha perso la sua funzione contrarian, spesso crescendo con i mercati azionari e scendendo con essi, anziché controbilanciarli. 

In questo quadro, il dollaro ha assunto il ruolo di “valuta rifugio” apprezzandosi nei confronti dell’euro, della sterlina e di altre valute. Questo perché nel dollaro gli investitori vedono sia una minore esposizione alla tragedia in corso in Ucraina e alle sanzioni economiche applicate in Russia, sia il riflesso di un’economia più dinamica e sana. Come già visto nell’articolo sul “Miglior investimento 2022”, negli USA l’inflazione non è solo “importata” per via dell’aumento dei costi energetici, come in Europa. Tant’è che negli Stati Uniti l’inflazione ha già determinato aumenti dei salari che vanno ad alimentare l’economia stessa.

Gli investimenti in dollari, quindi, risultano più a prova di crisi diplomatiche di quelli fatti in euro e con altre valute.

Conclusione: è il momento di valutare investimenti immobiliari ad alto rendimento negli USA

Per le sue caratteristiche intrinseche (volatilità ridotta, ridotta sensibilità all’effetto contagio, esistenza di un sottostante con un valore intrinseco, alta redditività e valuta in dollari) il mercato degli immobili USA già affittati risulta essere uno dei migliori investimenti “a prova di crisi geopolitiche”. Se desideri valutare questo genere di investimento, puoi visionare la pagina investire negli USA del sito Opisas o scrivere a contact@opisas.com per prendere appuntamento con un consulente, che può offrirti tutta l’assistenza che cerchi e rispondere alle tue domande.

 

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